Cilento costa sud
Il Cilento, che insieme al Vallo di Diano è parte della Lucania occidentale,[1][2] è un’area montuosa della Campania in provincia di Salerno, nella zona meridionale della regione, dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Fino alla creazione del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni il territorio cilentano era individuato tra i paesi ai piedi del […]
Il Cilento, che insieme al Vallo di Diano è parte della Lucania occidentale,[1][2] è un’area montuosa della Campania in provincia di Salerno, nella zona meridionale della regione, dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.
Fino alla creazione del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni il territorio cilentano era individuato tra i paesi ai piedi del Monte della Stella (1 131 m) ovvero facenti parte della Baronia del Cilento del ramo principale dei Sanseverino poi Principi di Salerno , cis – Alentum al di qua del fiume Alento ma visto dalla capitale Napoli; poi a fine ‘800 il toponimo attrasse l’area dell ex baronia di Novi ( vallo della Lucania e confinanti) ad est del Fiume , perciò quella zona viene distinta dall’intero parco nazionale e prende il nome di “Cilento Antico”.Per ragioni oggettive si è voluto estendere il Cilento a buona parte della provincia costiera e interna meridionale di Salerno. Anticamente il Cilento era parte della Lucania (insieme con il Vallo di Diano e il golfo di Policastro). Ne è rimasto segno nel dialetto con i suoi accenti parlato nei paesi alle pendici del Monte Stella come Omignano, Stella Cilento, Sessa Cilento,nelle tradizioni gastronomiche e nella toponomastica (Vallo della Lucania, Atena Lucanenti esterni
Storia
Mitologia
Il Cilento da millenni ha ispirato poeti e cantori. Molti dei miti greci e romani sono stati ambientati sulle sue coste. Il mito più famoso è quello dell’isola delle sirene, nell’Odissea. Quelle creature malefiche che, secondo Omero, irradiavano un canto che faceva impazzire i marinai di passaggio, portandoli a schiantarsi con le imbarcazioni sugli scogli. L’isoletta che ispirò il Cantore dell’antichità probabilmente è quella di fronte a Punta Licosa, a sud nei pressi di Castellabate. Di fronte al suo mare Ulisse si fece legare all’albero di maestra per ascoltare quell’ingannevole canto. Un altro mito importante è quello di Palinuro, il nocchiero di Enea. Durante il viaggio verso le coste del Lazio cadde in mare insieme al timone. Si aggrappò al relitto e per tre giorni ingaggiò un’estenuante lotta contro le onde infuriate. Ma quando stava finalmente per mettersi in salvo sulla riva, fu barbaramente ucciso dagli abitanti di quei luoghi: da allora quel promontorio prese il nome di Capo Palinuro. Altro mito è quello di Giasone e gli Argonauti che, una volta fuggiti dalla Colchide, per ingraziarsi la dea Era si fermarono presso il suo santuario alla foce del fiume Sele (l’attuale Santuario di Hera Argiva).
Dalla preistoria ai grandi filosofi greci
Lasciamo la leggenda e la forza dell’immaginario per la storia vera dell’uomo, che in questa terra ha trovato ospitalità da almeno mezzo milione di anni. Tracce della sua presenza sono evidenti dal Paleolitico medio al Neolitico, fino alle età dei metalli. I primi uomini vissero nelle grotte costiere del Cilento a Camerota, dove si sono scoperti i resti di ominidi inizialmente classificati come una nuova specie, Homo camaerotensis. A Palinuro, dove si sono rinvenuti materiali dell’industria della pietra. Nelle grotte di Castelcivita, a San Giovanni a Piro e a San Marco di Castellabate, dove si sono ritrovati reperti paleolitici. A Capaccio e a Paestum, dove sono emersi corredi funerari di età neolitica della locale civiltà del Gaudo. La scoperta di manufatti e utensili provenienti dal vicino Tavoliere pugliese o dalle isole Lipari, inoltre, ci dicono che già allora il Cilento fu crocevia di scambi: percorsi di crinale nell’interno lo mettevano in contatto con le altre civiltà appenniniche (vie della transumanza e traffici, luoghi di culto e di mercato); mentre il mare lo avvicinava alle civiltà nuragiche, a quelle egee e mediterranee. Poi tra il VII e il VI secolo a.C. arrivarono i Greci. I Sibariti, discendenti degli Achei, fondarono Posidonia: divenuta in epoca romana Paestum. Nello stesso periodo per mano dei Focesi, provenienti dall’Asia Minore, sorse Elea (poi divenuta la Velia romana): il fiorente centro cilentano ospiterà la Scuola Eleatica di filosofia, l’artefice è Senofane nel VI secolo a.C., e quella medica da cui trasse origine l’importante Scuola Medica Salernitana, madre della moderna medicina occidentale. Mentre a Paestum si continuò a battere moneta, diritto tramandato dagli Achei (esperti in quest’arte), anche in epoca romana.
Patrimonio mondiale dell’umanità
Il filo della storia cilentana si dipana fino ai giorni nostri cucendo avvenimenti grandi e piccoli. Legando vicende romane (Cesare Ottaviano Augusto ne fece una provincia per allevare gli animali e coltivare alimenti destinati alle mense romane), a fatti medievali importanti (il Principato longobardo a Salerno, l’avvento dei monaci Basiliani e Benedettini, la nascita della Baronia con i Sanseverino, la loro rivolta a Capaccio nel 1246 contro Federico II), fino ai primi “moti del Cilento” del 1828, con l’insurrezione contro Francesco I di Borbone e i suoi ministri, seguiti vent’anni dopo da nuovi moti antiborbonici, quindi all’adesione all’unità d’Italia cui rapidamente seguirono gli anni del brigantaggio postunitario.
Tracce, ricordi, monumenti, culture, sentieri legati a questa ricca storia sono salvaguardati grazie al Parco Nazionale del Cilento. Dal giugno 1997, il Cilento è inserito nella rete delle Riserve della biosfera del Mab-UNESCO (dove Mab sta per “Man and biosphere”): su tutto il pianeta (in oltre 80 stati) si contano circa 350 di queste particolari aree protette, che servono per tutelare le biodiversità e promuovere lo sviluppo compatibile con la natura e la cultura.
Nel 1998 inserito insieme ai siti archeologici di Paestum, Velia e il Vallo di Diano, nella lista di patrimonio mondiale dell’umanità.
Soria in Spagna, Koroni in Grecia, Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco, rappresentano i luoghi della Dieta mediterranea, iscritta alle liste del patrimonio culturale immateriale dell’umanità nel novembre 2010.
Nel 2010 il Parco Nazionale del Cilento vallo di Diano ed Alburni è stato inserito nella rete europea dei Geoparchi.
Geografia
Posizione
La zona è limitata a nord dalla catena dei monti Alburni e a est dal Vallo di Diano. Se ne fa derivare il nome da cis Alentum (“al di qua dell’Alento“), quantunque il fiume non ne segni più il confine.
Tradizioni culturali
Prendendo in prestito dalla biologia il concetto di patrimonio genetico, si può dire che, nei paesi Cilentani, se la cultura ne avesse uno allignerebbe nelle antichissime tradizioni contadine. Addirittura importate da quei coloni Greci che raggiunsero questi lidi quasi 3000 anni fa. Esempi evidenti sono nelle numerose manifestazioni folcloristiche che si tramandano da secoli nei centri del Parco. È il caso di Casaletto Spartano, dove il 1º maggio gruppi di giovanotti questuanti, vanno di casa in casa a chiedere legumi di ogni tipo. Vengono cotti separatamente e poi la sera nella piazza del paese sono preparati tutti insieme (13 tipi diversi) in una grande caldaia e conditi con olio e sale. I paesani ne prendono una porzione come augurio di prosperità e abbondanza dei raccolti.
Questo caratteristico piatto, con qualche variante, è consumato in tutto il Cilento e in particolare nel Golfo di Policastro, dove si chiama “Cuccìa“, dal greco “kykeon” miscuglio. Nel paese di Ispani (precisamente nella frazione di San Cristoforo) viene allestita ogni anno ad agosto la Sagra della Cuccìa, con una sfilata di costumi d’epoca e altre manifestazioni folkloristiche; al culmine della serata viene servito il tradizionale piatto.
Quest’ultimo è noto anche a Cicerale dove si chiama “cecciata”, a Castel San Lorenzo e Stio noto come “cicci maritati”, a Pellare, Moio, Vallo della Lucania. Mentre a Castellabate i cicci si cuociono nel giorno dei morti. Un cibo rituale analogo era la pansperma, ottenuta dalla mescola di tutti i semi, presente nella Grecia arcaica: ne ha parlato nel Timeo il grande Platone a proposito dell’azione divina della semenza universale. Tradizioni legate a questo piatto si riscontrano anche in altre parti d’Italia, in particolare in Sicilia dove, il giorno di Santa Lucia, c’era la tradizione di passare casa per casa per ricevere un po’ di legumi da cuocere in un grande calderone e il piatto veniva servito ai più poveri.
Ricordiamo anche il territorio di Trentinara, noto anche come la terrazza del Cilento. Qui all’ombra del monte Vesule, ogni anno si svolge la tradizionale “Festa del Pane e delle tradizioni Contadine”, particolare nell’allestimento e nei prodotti tipici locali, con danze e canti popolari avvolti da un’atmosfera d’altri tempi.
A Capaccio Paestum, la porta del Cilento ,durante l’ultimo week end del mese di Luglio, viene organizzato un rilevante evento che ha l’obiettivo di promuovere il territorio cilentano attraverso la valorizzazione dei prodotti tipici. L’evento ideato da un’associazione locale prende il nome di “Capaccio Porta del Cilento” e si presenta come una passeggiata gastronomica nel centro cittadino di Capaccio che vede protagonisti molti Comuni Cilentani con le loro tradizioni gastronomiche, e si completa con la presenza di artisti locali, musica e folklore.
Un altro esempio importante di ricchezza di tradizioni, questa volta religiose, sono i riti della settimana santa. Dopo aver addobbato di grano i sepolcri nelle chiese, il venerdì Santo nell’area del Monte Stella ovvero nel “Cilento Antico” si svolgono le processioni delle “congreghe” o “confraternite”, che rappresentano lunghi percorsi di sofferenza: “Visita ai sepolcri” (subbúrchi in cilentano). Ogni paese ha la sua. Dopo essere uscita la confraternita di Omignano intitolata a Maria SS. del Rosario, tutte le confraternite laiche escono dal proprio paese già alle prime luci del giorno per andare a rendere omaggio alle chiese dei paesi vicini e solo in serata per le “funzioni religiose” andranno nelle proprie. Indossano i classici sai e cappucci bianchi con una mantella corta che cambia colore a seconda dell’intitolazione, guidati dal priore e al ritmo dei colpi di un lungo bastone recitando un lungo salmo in latino, si inginocchiano a coppie di due davanti al sepolcro per ricevere le catene sulle spalle in segno di penitenza. Il momento più suggestivo è l’incontro di due confraternite all’uscita delle chiese con il tradizionale saluto dei priori. Finita la cerimonia sono accolti dai paesani con dolci e vino.
Un altro piatto tipico del cilento e in particolare di Palinuro sono dei rotoli di pizza, spesso conosciuti come le Viviane, imbottiti con una base di pomodoro e mozzarelle e farciti a piacere. Il piatto tipico invece, di Marina di Camerota, portato in televisione dal primo ristoratore di Marina, è la “ciambotta”, detta anche, più anticamente, “Ciammardola”.
Ambiente
Il gruppo montuoso del Cilento è a tavolieri, con allineamento principale verso l’Appennino, ma, per l’erosione esterna che l’ha inciso in più sensi, ha un’orografia complicata e confusa. È costituito da calcare del Cretaceo e da dolomia, perciò vi si verificano dei fenomeni carsici. Le vette più importanti sono il Monte Cervati (1 899 m), il Monte Gelbison (o Monte Sacro) (1 705 m), il Monte Bulgheria (1 225 m) che, pur superato da altre cime, spicca per il suo isolamento.
Il Cilento ha boschi di faggi e di lecci, è scarsamente popolato e impervio e i suoi centri maggiori si trovano a notevole altezza, anche sopra i 600 m.
Parco nazionale
Dal 1991, in seguito all’istituzione del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, gran parte del territorio del Cilento è protetto. Rientrano nell’area protetta circa 181 000 ettari di territorio, 8 comunità montane e 80 comuni. La sede istituzionale dell’ente parco è situata nel centro più importante dell’area, Vallo della Lucania.
Il Cilento nella cultura e nell’arte
- Durante la primavera del 1881, lo studioso pugliese Cosimo De Giorgi, in seguito all’incarico di redigere una carta geologica del territorio cilentano, intraprese un lungo viaggio nel Cilento. Le esperienza accumulate in tale spedizione vennero dallo stesso pubblicate nel 1882, nel libro Viaggio nel Cilento (titolo originale: Da Salerno al Cilento), che costituisce uno dei primi esempi di letteratura di viaggio.
- Nel 1828 il letterato e umanista scozzese Craufurd Tait Ramage compì un viaggio nel Regno delle due Sicilie alla ricerca delle “sopravvivenze” linguistiche e culturali greco-latine, nel corso del suo itinerario Ramage attraversò anche la parte costiera del Cilento che descrisse nel resoconto del viaggio intitolato “The nooks and by-ways of Italy. Wandering in search of its ancient Remains and modern superstitions“.
- Il Cilento e, in particolare, il comune di Castellabate è la location in cui è ambientato il film Benvenuti al Sud (2010), in cui viene citata anche la confinante Perdifumo.
- Nel primo verso della canzone Tre colori presentata al Festival di Sanremo 2011 dal cantante Tricarico il Cilento viene citato con riferimento alla “mezzaluna cilentana“.
- Il “Maresciallo Santovito”, personaggio ideato da Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli, protagonista di una fortunata serie di romanzi gialli, è originario di un paesino della Costiera cilentana.
- Il “Maestro”, personaggio principale del romanzo Il dolore perfetto vincitore del premio Strega 2004, proviene dai dintorni di Sapri nel Cilento.
- Luigi Alfredo Ricciardi, commissario della Regia polizia, creato dallo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni, è originario di Battaglia, attualmente frazione di Casaletto Spartano.
- Il Cilento e Vallo di Diano è stato uno dei set principali del film “Noi Credevamo” di Mario Martone. In particolar modo le riprese hanno riguardato Roscigno Vecchia, Pollica, Castellabate e Camerota.
- Dal 2017, con il patrocinio della Regione Campania, della Provincia di Salerno, del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e di importanti organismi culturali locali, per iniziativa del Comune di Salento, è stato istituito il Premio Nazionale Cilento Poesia annualmente conferito ad un poeta di rilevanza nazionale.[3]